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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 344
Brano: r
San Marino, Repubblica di
gli emigrati (molti dei quali sono nel Nordamerica).
Cenni storici
Secondo la leggenda la Repubblica di San Marino sarebbe stata fondata dal tagliapietre Marino, qui emigrato dalla Dalmazia e rifugiatosi sul Titano per sfuggire alle persecuzioni religiose contro, i cristiani. Tali eventi sono collocati nel secolo IV. Stando ai documenti con, servati nell’Archivio di Stato, si può affermare che la presenza di una comunità civilmente organizzata è databile dall’885. Notizie dell'esistenza di un’organizzazione anche militare risalgono all'anno 951 (Diploma di Berengario) e al 1126 (Bolla di Onorio II). La comunità estese il proprio territorio nel 1200 e contemporaneamente rafforzò le difese, pe[...] [...]vio di Stato, si può affermare che la presenza di una comunità civilmente organizzata è databile dall’885. Notizie dell'esistenza di un’organizzazione anche militare risalgono all'anno 951 (Diploma di Berengario) e al 1126 (Bolla di Onorio II). La comunità estese il proprio territorio nel 1200 e contemporaneamente rafforzò le difese, per sfuggire alle conseguenze delle sanguinose risse fra le circonvicine signorie italiane, ponendo le milizie della repubblica agli ordini dei Capitani Reggenti. Si delineò così la forma istituzionale della repubblica: Capitani Reggenti (potere esecutivo), Consiglio dei Capi o Arengo (organo legislativo). La Repubblica di San Marino ha sempre difeso (con alterne vicende) la propria libertà e autonomia: nel 1291, contro il tentativo di far pagare ai sanmarinesi un tributo al Pontefice; nel 1303, contro il vescovo Uberto. Per un lungo periodo le ostilità coi Malatesta (di Rimini) tennero impegnati i sanmarinesi e solo nel 1463 trovarono una composizione pacifica. Nel frattempo i sanmarinesi si erano impossessati di numerosi castelli confinanti. Nuove minacce alla libertà della repubblica vennero nel 1542, quando Fabiano da Monte Sansovino tentò di impadronirsene.
Dopo un lungo periodo di “protezione” da pa[...] [...]o ha sempre difeso (con alterne vicende) la propria libertà e autonomia: nel 1291, contro il tentativo di far pagare ai sanmarinesi un tributo al Pontefice; nel 1303, contro il vescovo Uberto. Per un lungo periodo le ostilità coi Malatesta (di Rimini) tennero impegnati i sanmarinesi e solo nel 1463 trovarono una composizione pacifica. Nel frattempo i sanmarinesi si erano impossessati di numerosi castelli confinanti. Nuove minacce alla libertà della repubblica vennero nel 1542, quando Fabiano da Monte Sansovino tentò di impadronirsene.
Dopo un lungo periodo di “protezione” da parte della Chiesa (16021730 circa) il cardinale Alberoni (legato pontificio in Romagna) il 17.10. 1739 entrò con le proprie truppe in San Marino, ma la rivolta dei sanmarinesi costrinse il papa a restituire loro la libertà (5.2.1740). Napoleone I rese omaggio alla Repubblica del Titano riconoscendone l’esistenza e anche la successiva “restaurazione” la riconobbe come Stato sovrano. È noto come nel 1849, dopo la sconfitta della Repubblica Romana, Giuseppe Garibaldi trovò rifugio e solidarietà in San Marino, Le minacce più gravi all’indipendenza sanmarinese furono in realtà portate dal fascismo che di fatto, utilizzando aperte connivenze e sot
terranei consensi, riuscì a insediare nella repubblica governi compiacenti.
Il movimento popolare
La Repubblica di San Marino è sempre stata gelosa della propria indipendenza, della propria libertà e sempre restia a concedere la cittadinanza al “forestiero”. Tuttavia al suo interno si generò una notevole differenziazione sociale, fino a consentire a un gruppo di famiglie di impossessarsi delle leve dello Stato. Dopo l’adozione (1399) di « statuti » che spingevano ai margini le forze popolari, nel 1646 furono concessi a determinati casati titoli di nobiltà, il Consiglio generale venne a formarsi attraverso la cooptazione e il « seggio » passò di padre in figlio per via ereditaria. Né va dimenticato che [...] [...](1399) di « statuti » che spingevano ai margini le forze popolari, nel 1646 furono concessi a determinati casati titoli di nobiltà, il Consiglio generale venne a formarsi attraverso la cooptazione e il « seggio » passò di padre in figlio per via ereditaria. Né va dimenticato che la « piccola comunità di frati muratori » diventò una potenza militare e politica.
La concentrazione della proprietà fondiaria e il rispetto dei maggiorenti passati alla repubblica con l’acquisizione di nuovi castelli (quantunque fossero per lungo tempo esclusi dal Consiglio, principe e sovrano) determinarono una differenziazione aH'interno della società sanmarinese fino a riprodurre la struttura economicosociale e politica degli Stati limitrofi. La istituzionalizzazione delle nobiltà (1646) fu un atto puramente formale, in quanto i processi di selezione classista ne avevano già legittimato \a presenza. Mentre lo Stato sanmarine
se salvaguardava la propria indipendenza dagli assalti del papato, dei Malatesta e di altri signorotti, al suo interno le originarie forme d[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 757
Brano: [...]ertice di questa società maledetta, e con la violenza delle armi, cùn l'assassinio e l'eccidio, respingono la richiesta più umile che l'uomo possa avanzare: la richiesta di lavorare ».
Bibliografia: « Rassegna annuale dell’istituto storico della Resistenza in Modena e provincia », nn. 110, 19601969; P. Spriano, Triangoli della morte, Roma 1948;
C.G.I.L., Da Melissa a Modena, Roma 1950; M. Cesarmi, Modena M Modena P, Roma 1955; E. Gorrieri, La Repubblica di Montefiorino, Bologna 1966; I. Vaccari, Il tempo di decidere, Modena 1968; P. Alberghi, Attila sull'Appennino, Modena 1969; M. Pacor L. Casali, Lotte sociali e guerriglia in pianura, Roma 1972; 50 pagine per una storia viva della Resistenza, Modena 1972; L. Casali, La Repubblica di Montefiorino medaglia d'oro della Resistenza, Modena 1972
73; G. Verni, La Brigata Bozzi, La Pietra, Milano 1975.
LCa.
Antifascisti originari di Modena condannati dal Tribunale speciale durante la dittatura fascista (tra parentesi, gli anni di reclusione inflitti):
Adalgisi Alceste (4), Balugani Corrado (14), Barai di Primo (4 anni e 6 mesi), Barbi Guido (2 anni e 6 mesi), Bassoli Elio (6), Battisti G. Battista (1 anno e 3 mesi), Adelmo Bellelli (2), Benedetti Luigi (7 anni e
6 mesi), Bergamini Riccardo (1), Bigi Veles (8), Borghi Domenico (4), Brunetti Giordano (6), Bulgare[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 240
Brano: Béla Kun parla ai soldati rivoluzionari durante la Repubblica ungherese dei Consigli (1919)
Sconfitta la rivoluzione dalla coalizione reazionaria internazionale, seguì il più spietato terrore fascista capeggiato da Horthy. Il 13.8.1919 Béla Kun si rifugiò in Austria e poi neH’Unione Sovietica, dove divenne uno dei dirigenti della Terza Internazionale (v.).
Dirigente internazionale
Come inviato della Internazionale Comunista, compì importanti missioni in vari paesi. Plenipotenziario dell'I.C. in Germania, venne poi accusato da P. Levi e da Clara Zetkin di avere erroneamente spinto il Partito comunista tedesco all’avventura insurrezionale del 192[...] [...]ente fu nella lotta contro il fascismo in Ungheria e negli altri paesi.
Il 22.3.1919 l’apparecchio radiotelegrafico di Csepel, in Ungheria, chiamava Lenin: « il proletariato ungherese, che ieri notte ha conquistato tutto il potere statale, ha introdotto la dittatura del proletariato e saluta in voi il dirigente del proletariato internazionale. Vi esprimiamo la nostra solidarietà rivoluzionaria e salutiamo il proletariato rivoluzionario russo. La Repubblica ungherese dei Consigli chiede l’alleanza del governo sovietico russo. Con le armi nelle mani siamo pronti ad affrontare qualunque nemico del proletariato. Béla Kun ».
Alle 9 e 10 minuti giunse la risposta da Mosca: « Qui Lenin. Saluto di cuore il go
verno proletario della Repubblica ungherese dei Consigli e personalmente il compagno Béla Kun. Ho trasmesso i vostri saluti al Congresso del Partito comunista bolscevico russo. L'entusiasmo è stato enorme ».
Un ritratto di Béla Kun Nei 133 giorni che durò la Repubblica ungherese dei Consigli, la figura più nota e prestigiosa del nuovo potere proletario fu certamente quella di Béla Kun, il cui nome corse per tutto il mondo.
L’Avanti! dell’8.6.1919 pubblicò una sua intervista, a commento della quale il corrispondente italiano fece tra i'altro, del giovane ministro comunista degli Affari esteri, il seguente, entusiastico ritratto: « [...] Questo uomo trentatreenne, pieno di vigore e di insolita energia, accompagnato da una quasi diabolica volontà, fa sì che centinaia di persone nella città e nella campagna, si rivolgano quotidianamente a Béla Kun con ogni s[...] [...]ufficiali, riceve le missioni estere, attende agli affari più importanti e più gravosi del Governo, e ogni tanto lo si trova anche a qualche tavolo di redazione. Fino le tre o le quattro della mattina lo si trova al lavoro. Alle otto del mattino lo si vede nuovamente in piedi ad attendere a mille piccole e grandi cose. Sembra che egli possieda una fonte inestinguibile di intensa attività umana ».
Bibliografia: Irén Gài, Béla Kun, aprile 1969; La Repubblica ungherese dei Consigli, a cura dell'Ufficio Stampa dell'Ambasciata della Repubblica Popolare Ungherese, Roma, 1969.
Kuusinen, Otto Guglielmo
N. a Helsinski nel 1881, m. a Mosca il 25.5.1964.
Laureato in storia e filosofia all’Università di Helsinski, nel 1905 aderì al Partito socialdemocratico finlandese, schierandosi con l’ala sinistra. Redattore di riviste e giornali del partito, dal 1908 al 1917 fu eletto deputato alla Dieta finlandese e presidente del Gruppo parlamentare socialdemocratico.
Dopo la rivoluzione del 1917 in Russia, anche in Finlandia (v.) sorsero soviet di operai e soldati e nel 1918 si costituì un governo ri
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 638
Brano: [...]orenzi, cui seguono una serie di spiazzi collegati da strette rampe di scale, lungo un percorso scandito da sedici lapidi marmoree, ognuna delle quali recanti, come epigrafe, un testo dettato da Franco Antonicelli che, via via, narra il travagliato percorso della Resistenza dal 1922 al 1945. Si tratta di una sorta di “libro a!l'aperto”, concluso sull'ultimo terrazzo da un blocco verticale sostenente il gruppo bronzeo di Fazzini con l'epigrafe: « La Repubblica sorta dalla Resistenza si gloria della sua origine ».
A Macerata, un monumentogiardino realizzato dai tre giovani architetti Paolo Castelli, Luigi Cristini e Romano Pellei è stato inaugurato il 12.10.1969. Anche qui ci troviamo di fronte a un “percorso7' che, scandito da vari elementi in cemento armato a vista, conduce a una gigantesca calotta sferica rovesciata, paesaggio quasi lunare, “spazio insolito” e quintessenza del carattere per definizione “antiretorico” della Resistenza.
Sul muro che chiude a valle il grande complesso appare una semplice scritta: « ALLA RESISTENZA NEL MACERATE[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 275
Brano: [...] di concentramento in Germania; attive
in quest’opera furono soprattutto le donne, alcune delle quali, le più anziane, non esitarono a nascondere qualche prigioniero perfino sotto le ampie sottane. In quel clima già di attiva resistenza i comitati cittadini si trasformarono (anche se non ovunque con l’adesione di tutte le forze politiche) in Comitati di liberazione nazionale che cominciarono a preparare la lotta armata.
Lotta partigiana
La Repubblica Sociale Italiana ebbe in Valdelsa scarse adesioni ed esito quasi totalmente negativo ebbe la chiamata alle armi delle classi 1924 e 1925. Moltissime reclute, ritirati i documenti di viaggio presso i rispettivi Comuni, non si presentarono ai Distretti, ma ci fu anche chi si presentò al reparto per vestirsi, armarsi e darsi poi “alla macchia”. La spiegazione di questi comportamenti andava ricercata nelle tradizioni antifasciste familiari, come dimostrano le relazioni stese dai carabinieri che parlavano di « aperta avversione dei genitori » e di « massa operaia che, con qualche rara eccezione, t[...] [...]3, si trovarono anche cattolici e socialisti.
Una circolare del 26.3.1944 della Tenenza dei carabinieri di Empoli, avente giurisdizione anche nella Valdelsa fiorentina, parla di un « manifesto sovversivo », diffuso particolarmente fra i « rappresentanti del clero sociale» [sic). Il manifesto, intitolato «I cattolici nell’ora presente », terminava con le parole: « nel fascismo non è né la salvezza né la libertà ».
Alla chiamata alle armi della repubblica di Salò risposero varie manifestazioni di donne, fra le quali particolarmente importante fu quella di Montaione dell’8.3.1944, tanto da essere segnalata direttamente a Mussolini nel “notiziario riservato” deiri 1 marzo: 300 donne, provenienti da tutte le frazioni del Comune e fra le quali si trovavano pure la moglie di uno squadrista e quella dell’ex federale fascista di Imperia, si recarono in Comune per reclamare le tessere annonarie dei renitenti, la cessazione delle loro ricerche e il rilascio dei giovani arrestati nel gennaio.
Intanto i C.L.N. e, al loro interno, soprattutto i comunis[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 212
Brano: [...]400 quadrilioni di pengò del 1946), venne fissato per legge un rapporto minimo fra salari (peraltro bassissimi) e valore dei prodotti disponibili, e assicurato un alto livello di investimenti destinati ai settori indispensabili per la ricostruzione. Questa operazione, ovviamente drastica per tutti, colpì soprattutto le vecchie classi dirigenti, depauperandole e costringendo molte imprese private a chiedere esse stesse di venir nazionalizzate.
La Repubblica popolare
Mentre l’economia subiva ristrutturazioni tanto profonde da modifica
re radicalmente i rapporti di forza fra gli strati sociali, la lotta politica si fece accesa, vuoi perché fra P.P. P.T., socialisti e contadini nazionali emergevano orientamenti miranti a individuare soluzioni di governo a prescindere dall’apporto comunista (operazione questa numericamente possibile ne! nuovo Parlamento nazionale), vuoi perché la preponderanza di voti e candidati di destra nel P.P.P.T. aveva fatto prevalere in questo partito l’originario carattere democraticomoderato.
Dopo il gennaio 1946, [...] [...]sa, vuoi perché fra P.P. P.T., socialisti e contadini nazionali emergevano orientamenti miranti a individuare soluzioni di governo a prescindere dall’apporto comunista (operazione questa numericamente possibile ne! nuovo Parlamento nazionale), vuoi perché la preponderanza di voti e candidati di destra nel P.P.P.T. aveva fatto prevalere in questo partito l’originario carattere democraticomoderato.
Dopo il gennaio 1946, quando una legge istituì la Repubblica, i comunisti condussero la loro battaglia politica rafforzando da un Iato il Blocco di sinistra e cercando dall’altro di isolare nella coscienza e nella vita politica del paese l’ala destra del P.P.P.T.. A tale scopo furono organizzate imponenti manifestazioni operaie a Budapest per protestare contro la grave situazione dell’economia, mentre le esigenze di epurazione contro gli elementi nazisti spinsero fra il 1945 e il 1948 i tribunali popolari a giudicare quasi 20.000 persone e a comminare 420 condanne a morte. Forti del controllo che avevano sugli apparati di polizia, come confermerà anni [...] [...]a avanzata verso il socialismo è indubbiamente più lenta del cammino che abbiamo percorso nel 1919, ma noi, compagni, andiamo volentieri verso il socialismo a passo più lento e a prezzo di meno sacrifici a favore degli intellettuali, del contadini, degli uomini semplici, in una parola di tutta la nazione lavoratrice, piuttosto che in maniera affrettata, ma a prezzo di una sanguinosa guerra civile ».
Evidentemente incideva ancora il ricordo della Repubblica dei Consigli e, benché i comunisti sostenuti dall’Armata Rossa godessero ora di un potere effettivo superiore alla loro forza elettorale (grazie ai settori che controllavano, come il Ministero degli Interni), essi costituivano pur sempre una minoranza. La scoperta, nel gennaio 1947, di
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 208
Brano: [...]ere nel paese. Ma il reggente esitò, mentre la situazione militare precipitava; fu così che il 30.10.1918 il Consiglio dei soldati prese l’iniziativa, occupando la capitale e costringendo di fatto Kàrolyi a formare un nuovo governo con liberali, radicali, socialdemocratici e partito contadino, tutte compagini fino ad allora escluse dal gioco politico, quando non erano state oggetto di repressioni poliziesche. Due settimane dopo veniva proclamata la Repubblica e, inizialmente, la nuova coalizione parve esprimere, proprio per la sua stessa composizione, un segno tangibile di svolta politica.
Ciò nonostante, i singoli membri del governo, tranne i socialdemocratici che contavano su una struttura consolidata di partito e su masse organizzate sindacalmente, erano più che altro figure prestigiose della vecchia opposizione, prive di un consenso organizzato alle proprie spalle. Questa situazione, nelle condizioni di una sconfitta militare che imponeva gravi amputazioni territoriali e una risistemazione dei confini a quell’epoca ancora molto incerti per [...] [...] non si fossero eseguiti gli arretramenti di confine imposti.
Kàrolyi non ebbe neppure il tempo di avviare trattative con l’Intesa: il sopravvento dell’ala sinistra all 'interno del partito socialdemocratico provocò l’uscita di questo dal governo che, in tal modo, rimase privo dell’appoggio di masse organizzate. Il giorno dopo (21.3.1919) socialdemocratici e comunisti si fusero, formarono un Consiglio di reggenza rivoluzionario e proclamarono la Repubblica sovietica d'Ungheria. Così, sull’onda di una grande euforia che trovava la sua forza principale nel desiderio di riscossa nazionale contro le ingerenze straniere, la nuova repubblica, nella quale Béla Kun (v.) aveva assunto il ministero degli Esteri, parve godere di un vasto appoggio popolare. Le stesse truppe ceche e romene che, approfittando delle confuse vicende ungheresi, erano giunte quasi alle porte di Budapest, vennero sconfitte da un esercito magiaro nuovamente galvanizzato e in grado di inseguire i cechi fino in Slovacchia, fondando anche lì una seppure effimera repubblica sovietica.[...] [...]zie a Versailles provocò grande costernazione e si cominciò a valutare, fra l'indecisione italiana e le riluttanze inglesi e statuniten
Soldati ungheresi nei giorni della cosiddetta “rivoluzione delle rose di autunno” (Budapest, 31.10.1918)
si, la possibilità di un intervento militare immediato. Ma la disponibilità alla trattativa manifestata da Béla Kun fece per il momento prevalere la moderazione e furono avviati colloqui diplomatici.
La Repubblica dei Consigli
Il nuovo governo si trovò ad affrontare i rilevanti problemi interni e, in primo luogo, quello delle campagne. Con molti latifondi occupati dai contadini, la proclamazione dei diritti del lavoratore alla terra aveva bisogno di una normativa che in tempi stretti chiarisse come procedere agli espropri e alle assegnazioni: in assenza di regole, si moltiplicavano i contenziosi nelle campagne e si accresceva l’incertezza. Contemporaneamente aumentavano il settarismo e un atteggiamento anticontadino fra i comunisti, da un lato convinti della necessità di trarre dalle campagne le fon[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 101
Brano: [...]esi prima dalla polizia a Torino, fu condannato dal Tribunale Speciale a 9 anni di reclusione.
Rientrò in Italia nel giugno 1945, divenne responsabile della stampa e propaganda presso la Federazione astigiana del P.C.I., ma lasciò successivamente tale incarico per riprendere l’insegnamento. Consigliere comunale di Asti dal 1946 e assessore alla Polizia urbana, il 18.4. 1948 fu eletto deputato del P.C.I. alla Camera per la prima legislatura della repubblica.
La città di Asti ha voluto onorarne la memoria intitolando una via al suo nome.
Torricini, Alberto
N. a Prato (Firenze) il 9.3.1906, ivi m. il 10.12.1981; impiegato.
Membro di un’organizzazione comunista clandestina attiva a Prato fino all’aprile 1932, per sfuggire all’ar
resto riparò in Francia. Rientrato successivamente in Italia, si stabilì a Milano e continuò la lotta collegato ai comunisti milanesi. Nel 1936 fu arrestato e deferito al Tribunale Speciale che, l’11.12.1936, lo condannò a 21 anni di reclusione.
Dopo I'8.9.1943 fu attivo nelle fila della Resistenza pratese[...] [...]Repubblica di
Comune di 2.300 abitanti (circa 1000 nel capoluogo) a 34 km da Genova e a 769 m s.l.m., durante la Guerra di liberazione Torriglia fece parte di una zona che vide particolarmente intensa e ricca di risultati la lotta partigiana. Dal settembre al novembre 1944 vi si instaurò una “zona libera”, divenuta fra le più note della Resistenza italiana (grazie anche al libro di Gianbattista Canepa, pubblicato nel 1955 e intitolato appunto La Repubblica di Torriglia).
La “repubblica” sorse sul territorio compreso tra la valle Trebbia, dal passo della Scoffera a Bobbio, la valle d’Aveto e la parte accosta dell'Alto Tortonese, dalla valle Borbera a Bobbio fino a Pertuso, la vai Sisola, l’alta vai Grue e la vai Curone fino a Brignano Frascata. In diretto contatto con quest’area era quella di Varzi (v.) che, dal settembre al novembre 1944, fu pure “zona libera” (v.). Benché prendesse il nome da Torriglia, la “repubblica” gravitava principalmente sul comune di Bobbio (v.), situato in una posizione chiave per il transito tra la valle del Po e l[...] [...]ca” che annunciò pubblicamente di voler curare l'« amministrazione comunale, deH’ordine pubblico e del buon costume [...] in totale indipendenza da ogni idea e partito politico, nei limiti della vigente legge comunale e provinciale e nell’ambito del territorio del Comune ». L’immediata reazione del Comando della Divisione “Cichero”, che invalidò l’autoinvestitura dei membri del Comitato praticamente sorto in ossequio alle norme amministrative della repubblica di Salò, sventò la manovra. Fu precisato che, secondo le disposizioni del C.L.N.A.I. e del Comando generale del C.V.L., i Comandi partigiani dovevano « appoggiarsi sugli elementi sani antifascisti del paese ».
I Comandi delle formazioni costituirono nelle varie località i C.L.N. e insediarono le giunte comunali adottando criteri differenziati da luogo a luogo secondo le diverse realtà esistenti. Tra l’estate e l’autunno del 1944, sul versante ligure, funzionarono le giunte nei centri di San Sebastiano, Brignano, Dernice, Montacuto, Garadassi, Gremiasco, Mongiardino, Roccaforte, Rocchetta, [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 611
Brano: [...]izioni, non resta che arretrare o essere circondato. Il 26.1.1939 cade Barcellona. In febbraio termina la campagna e quattrocentomila profughi si rifugiano in Francia. Ormai solo i comunisti spingono il governo a continuare la lotta. Contro di loro a Madrid si forma una giunta che vuole negoziare la resa, ma superare l’opposizione comunista fa perdere parecchi giorni. Franco può far occupare Madrid il 28.3.1939. La guerra era finita» (Vilar).
La Repubblica (dal 10.8.1936 ne era presidente Manuel Azana) di fronte all’aggressione franchista non seppe dare una risposta militare immediata né seppe creare in tempi rapidi un nuovo esercito da sostituire al vecchio che era stato disarticolato e decapitato dalla rivolta militare. Se la risposta spontanea, guidata da partiti e sindacati, riuscì in un primo momento a bloccare l’avanzata dei facciosos, essa costituì anche un limite, quando venne a essere un impedimento alla creazione di un nuovo esercito: le colonne catalane guidate dalla F.A.I. e dal P.O.U.M. (v.) rifiutarono per molti mesi di essere “mi[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 606
Brano: [...]nanti pensarono di poter perpetuare il loro dominio offrendo, come capro espiatorio del profondo malessere che opprimeva quasi tutti gli strati sociali, il re Alfonso XIII, che prese la via dell'esilio » [Ramato]. Ma dal corpo sociale provenivano spinte che chiedevano mutamenti ben più radicali e profondi.
La Seconda Repubblica
« La mattina del 14 aprile (per essere esatti: alle sei della mattina) i consiglieri eletti ad Eibar proclamavano la Repubblica. La notizia si propagò velocemente, attraverso il telegrafo, i cui funzionari erano in maggioranza socialisti. In Catalogna gli avvenimenti precipitarono. Alle due meno venti del pomeriggio dello stesso giorno, Luis Companys (leader della Esquerra Catalana), alla presenza degli altri consiglieri eletti a Barcellona, dal balcone deH'Ayuntamiento, annunciava la nascita della Repubblica e innalzava la bandiera tricolore.
Alla Puerta del Sol di Madrid, alle nove di sera, Alcalà Zamora dalla sede del ministero dell'Interno proclamava la Repubblica per tutto il Paese attraverso le onde della radio. Alle 9,15, salendo in automobile al Jardin del Moro, il re partiva verso Cartagena dove si imbarcò diretto a Marsiglia.
Il nuovo regime si era instaurato senza alcuno spargimento di sangue » (Tamames).
La Seconda Repubblica (la prima, effimera esperienza repubblicana spagnola risaliva al biennio 187375) era nata fra l’entusiasmo popolare generale e le diffuse speranze di un rapido e radicale cambiamento.
Il primo governo repubblicano, provvisorio in attesa di convocare l'Assemblea costituente (le elezioni avranno luogo il 28.6.1931),[...] [...]era senza dubbio il ministro della Guerra Manuel Azaha (v.), cui si dovettero i primi decreti approvati, che intendevano risolvere uno dei problemi chiave per la Spagna: ridurre il faraonico apparato dell’esercito e porlo sotto il controllo dello Stato, in modo da eliminare quella che era sempre stata una delle fonti di pericolo per qualsiasi governo. Si trattava di procedere al pensionamento degli ufficiali che non intendevano giurare fedeltà alla Repubblica; al dimezzamento del numero delle divisioni, riducendole a 8; allo scioglimento deH’Accademia militare centrale, che era diretta dal giovane e ambizioso generale Francisco Franco y Bahamonte (v.) ; al controllo sulla potentissima Guardia civil, alla quale fu affiancato un nuovo corpo di polizia guidato da ufficiali sicuramente fedeli alla Repubblica, le Guardias de asalto.
Anche i nuovi ministri del Lavoro (Francisco Largo Caballero) e della Giustizia (Fernando de los Rios) intervennero, su un altro dei più urgenti problemi, quello agrario, emettendo una serie di decreti a partire dal 29 aprile (proroga dei contratti di affitto; giornata lavorativa di otto ore; compartimentazione del mercato del lavoro), in attesa di mettere mano a una vera e propria riforma agraria.
La Repubblica sembrava partire bene e avviare finalmente alla soluzione i problemi secolari della Spagna; ma proprio sul terreno della riforma agraria, gli errori, le lungaggini, la mancanza di reale coraggio, le leggerezze e l’incapacità a predisporre veramente quegli strumenti tecnici che erano necessari per giungere a una effettiva distruzione del latifondo improduttivo fecero sì che il governo (e la Repubblica) perdesse rapidamente il consenso, sia da parte dei proprietari agrari (spaventati per la minaccia di esproprio delle terre, sempre pendente come una spada di Damocle) sia da parte dei lavoratori della terra, rimasti nella vana attesa di una proprietà che non sarebbe mai arrivata.
« Nella coscienza del lavoratore agricolo, la Repubblica non era venuta perché il padrone e la Guardia civil potessero continuare ad essere intangibili » (Tunón de Lara).
La riforma agraria
Nel maggio 1931 venne scartata dal governo provvisorio l’ipotesi di prov
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successivi |
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine La Repubblica, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
<---comunista <---fascista <---fascismo <---Partito comunista <---Bibliografia <---socialista <---fascisti <---italiani <---antifascista <---comunisti <---italiana <---Storia <---italiano <---antifascisti <---C.L.N. <---La Repubblica di Montefiorino <---nazifascisti <---nazisti <---Diritto <---P.C.I. <---fasciste <---italiane <---socialisti <---Agraria <---G.A.P. <---U.R.S.S. <---nazista <---S.S. <---antifascismo <---R.S.I. <---U.S.A. <---nazionalista <---socialismo <---Istituto Gramsci <---La lotta <---La prima <---Modena M <---Modena P <---Repubblica dei Consigli <---collaborazionismo <---collaborazionisti <---gappisti <---nazionalismo <---nazionalisti <---paracadutisti <---progressista <---zarista <---A.N.P.I. <---A.N.P.L <---Antonio Gramsci <---C.L.N.A.I. <---C.N.T. <---C.U.M.E.R. <---Clinica <---Comune di Parigi <---Giuseppe Garibaldi <---Il campo <---La Brigata Bozzi <---La Pietra <---La Voce <---Linea Gotica <---Luigi Frausin <---Meccanica <---Membro del Comando <---Mongolia Interna <---N.A.T.O. <---P.S. <---P.S.I. <---Repubblica Araba Unita <---Repubblica Popolare <---Repubblica Popolare Cinese <---Repubblica Popolare Mongola <---Repubblica democratica <---Repubblica di Monte <---San Marino <---San Sabba <---T.S. <---Tribunale di Napoli <---antinazista <---antipartigiana <---capitalisti <---classista <---cristiano <---d'Italia <---dell'Europa <---democristiano <---eroismo <---ideologica <---imperialiste <---laburista <---latifondisti <---marchigiano <---nazismo <---settarismo <---socialiste <---sull'Appennino <---A Mignano Montelungo <---A.L.P.I. <---Achille Lauro <---Adalgisi Alceste <---Adolfo Rot <---Adriano Rossetti <---Agostino R <---Alberto Antonio Fugazza <---Alberto Bet <---Albona Ennio Panebianco <---Aldo Gagliolo <---Aldo Marchini <---Aldo Resega <---Alexandre Werth <---Alfonso XIII <---Alfredo Vali <---Aligi Zatella <---Alleanza per il progresso <---Alonso Vega <---America Latina <---Amleto Sartori <---Andrea Achille <---Andrea Fergnani <---Andrea Lorenzetti <---Angela Zaccanti in Torri <---Angelico Caligaris <---Antonio Consonni <---Antonio Costi <---Antonio De Bortoli <---Antonio De Giorgi <---Antonio Gambacorti Passerini <---Antonio Gruden <---Antonio Kribelback <---Antonio Labriola <---Antonio Manzi <---Antonio Pu <---Antonio Rebagliati <---Arcadio Becchi <---Archivio Brigate Garibaldi <---Ardemia Zanco <---Armando Mazzoli <---Armido Fontanot <---Arturo Chiappelll <---Arturo Martinelli <---Ather Cappelli <---Aurelio Saffi <---Banca Commerciale Italiana <---Banca Lombarda Depositi <---Bandiera Rossa <---Bandiera in Calabria <---Barai di Primo <---Battaglione S <---Battaglione S S <---Battisti G <---Battisti G Battista <---Benedetti Luigi <---Bergamini Riccardo <---Borgofranco Po <---Brigata G <---Brigata G A P <---Brigata S <---Brigata S A P <---Brigate Garibaldi del Savonese <---Brigate d'Assalto Garibaldi <---Brigate nere <---Brignano Frascata <---Bruno Bonucchi <---Bruno Liberti <---Bruno Tanari <---Bruno Tonioni <---Bustelli di Lugano <---C.G.I.L. <---C.N.C.R. <---C.V.L. <---Cappellini Salvo <---Carlo Alberto <---Carlo Alberto a Torino <---Carlo Bianco <---Carlo De Grandi <---Carlo Marx <---Carlo Piccinelli <---Carlo Pisaca <---Carlo Scarabelli <---Carlo Tincani <---Cecilia Deganutti <---Centro interno <---Cesare Bri <---Cesare Ravera <---Chimica <---Cina dal Kuomintang <---Cina del Kuomintang <---Cipolli Bruno <---Clarice Morsiani <---Club di Milano <---Colonna Rosselli <---Comando Garibaldi <---Comitato centrale <---Comitato italiano <---Comune di Carpi <---Comune di Gor <---Concetto Marchesi <---Conferenza di Punta <---Congresso del Movimento <---Congresso del Partito <---Congresso di Vienna <---Consiglio dei Capi <---Cooperativa Agricola di Molinella <---Corriere Padano <---Corriere della Sera <---Costa-Saragozza <---Costituzione La Costituzione <---Cremaschi Olinto <---D'Amato <---D.C. <---D.L.L. <---Da Melissa a Modena <---Dalla Terza <---Dario Zamataro <---David Halden Guest <---Davide Guarenti <---De Gasperi <---Decima M <---Decima M A S <---Delegazione del Comando Brigate <---Demografia <---Di Vittorio <---Dialettica <---Dina Borruto <---Diritto feudale <---Divisione G <---Divisione G L <---Dolores Ibérruri <---Domenico Bi <---Dominicano Juan <---Donà di Piave <---Dora Zaccanti <---E.D.V. <---E.I.A.R. <---E.K.R. <---Edmondo Casadidio <---Edoardo Antonie <---Egisto Cagnoni <---Elettronica <---Emanuele Flora <---Emilio Artesi <---Emilio F <---Emilio F T <---Emilio Lus <---Emilio Romolo <---Emilio Sanie <---Empoli-Siena <---Enrico De Nicola <---Enzo Col <---Enzo Selvaggi <---Ermanno Gorrieri <---Ernesto Boccaletti <---Ernesto Neri <---Ettore Barzini <---F.A.I. <---F.I.A.P. <---F.T.P. <---FIAT <---Fabiano da Monte Sansovino <---Fabrizio Maffi <---Farmacologia <---Favaie di Malvaro <---Felice Cascione <---Felice Dzerzinskj <---Ferrari Filiberto <---Ferruccio Gualtieri <---Fiamme Verdi <---Filippo Scrimizzi <---Filosofia <---Finanze Giampietro Pellegrini 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